
Libera scienza in libero stato
April 03, 2017
L’autrice:
Margherita Hack è stata una delle menti più brillanti della comunità scientifica italiana. Il suo nome è legato a doppio filo alla scienza astrofisica mondiale.
Laureata in fisica con una tesi sull'astrofisica stellare nel 1945 è stata ordinario di Astronomia all'Università di Trieste dal 1964 e ha diretto l'Osservatorio Astronomico di Trieste dal 1964 al 1987, portandolo a rinomanza internazionale.
Membro delle più prestigiose società fisiche e astronomiche ha lavorato presso numerosi osservatori americani ed europei ed è stata per lungo tempo membro dei gruppi di lavoro dell'ESA (European Space Agency) e della NASA (National Aeronautics and Space Administration).
In Italia, con un'intensa opera di promozione, ha ottenuto che la nostra comunità astronomica si distinguesse nell'utilizzo di vari satelliti.
Conosciuta, oltre che per la sua innata simpatia, per la capacità di divulgare la sua materia senza privarla della dovuta scientificità, nel 1995 ha ricevuto il Premio Internazionale Cortina Ulisse per la divulgazione scientifica.
È stata membro dell'Accademia dei Lincei, dell'Unione Internazionale Astronomi e della Royal Astronomical Society. Nel 1992 ha terminato la carriera di professoressa universitaria per motivi di anzianità, continuando tuttavia l'attività di ricerca.
Trama del libro:
In Italia si riscontra una generalizzata diffidenza verso la cultura scientifica e una preoccupante difficoltà nel diffonderla. Il gap di cognizioni scientifiche rispetto alla media degli altri Stati però non è da imputarsi alle scarse capacità intellettive degli studenti, ma affonda le sue radici nella particolare storia del nostro Paese.
La nota astrofisica Margherita Hack cerca di indagare con questo libro sul perché la cultura scientifica non abbia grande presa e sugli ostacoli che le vengono posti ripercorrendo la storia dell’organizzazione delle università e proponendo, da persona che ha vissuto in prima persona certe trasformazioni, soluzioni per il miglioramento delle istituzioni scolastiche e della ricerca.
Le sue riflessioni partono da un discorso tenuto da Piero Calamandrei l’11 febbraio del 1950, durante il III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale, che dà vita ad una appassionata ma ragionevole difesa della scuola pubblica e laica evidenziando problematiche ancora oggi fin troppo vive.
Degne di nota sono le considerazioni che riguardano i due mondi della scuola pubblica e di quella privata.
L’autrice afferma che la scuola pubblica è indispensabile perché «crea cittadini, non crea cattolici, né protestanti né marxisti», è aperta a tutti, favorisce l’uguaglianza, diventa luogo di confronto costruttivo, «non è la scuola di una filosofia, di una religione, di un partito, di una setta». La scuola privata, invece, dovrebbe sempre rispondere a ragionevoli criteri educativi e organizzativi e non dovrebbe essere oggetto di benefici e finanziamenti che la rendano privilegiata rispetto a quella pubblica.
La cultura italiana sconta tuttora, fa notare la Hack, «il pregiudizio che vede nella scienza una forma di cultura minore», anche se «grandi scienziati sono stati anche profondi filosofi che hanno rivoluzionato le nostre concezioni del mondo» e oggi non si può francamente parlare di cultura senza parlare anche di scienza.
La difesa della scienza, tema onnipresente nel libro, non è esente dalla polemica. Di rilievo è infatti la critica alle riforme di questi anni ed alla classe politica, che diffida della scienza proprio per il suo basso livello culturale. Oltre all’evidente problema che la politica non ha mai favorito concretamente la cultura scientifica, tagliando fondi alla scuola, all’università e alla ricerca, l’autrice prende in considerazione anche un altro elemento che allo stesso modo ha frenato la scienza in Italia: l’intervento della Chiesa Cattolica.
Fin dai tempi di Galileo Galilei, quando la scienza ottiene uno status e una dignità propri, la Chiesa ha tentato di controllarla, imbrigliarla, piegarla alle proprie concezioni e solo successivamente si è aperta a certe teorie e scoperte. Nonostante la Chiesa Cattolica sia relativamente più aperta rispetto ad altre confessioni, continua ad intervenire pesantemente anche in sede istituzionale per impedire che passino certe riforme (più in linea con le cognizioni scientifiche recenti), come il testamento biologico o la procreazione assistita.
Secondo l’analisi dell’astrofisica, sono quindi due gli elementi che non favoriscono la consapevolezza scientifica e la ricerca nel nostro Paese: l’ottusità della classe politica e gli ostacoli posti dalla Chiesa, che spesso collaborano in una discutibile sinergia creando un circolo vizioso che penalizza la scienza. Il risultato è uno Stato dove la cultura scientifica non è tenuta in adeguata considerazione anche su questioni legate alla biotecnologia, all’inquinamento, al nucleare (questioni sulle quali, paradossalmente, si potrebbe al limite intervenire solo insistendo sulla ricerca). La Hack si chiede quindi come sia possibile uscire dal declino dell’Italia di oggi e, tentando di dare una risposta, sottolinea: «occorre maggiore cultura scientifica, ma in generale maggiore cultura in tutti i sensi, perché solo così si sviluppano le capacità razionali di giudizio indipendente». Questa è, secondo lei, la sola via per uno Stato moderno e innovativo.
Analisi stilistica:
L’opera è un saggio non molto lungo (163 pagine) e dal carattere abbastanza discorsivo e scorrevole.
Il volume è suddiviso in 17 capitoli dalla lunghezza variabile ed in appendice si possono trovare grafici e note bibliografiche.
La scelta dei termini tecnici appartenenti alle aree semantiche della politica, della scuola e della scienza è davvero accurata e frequente è l’uso di sigle con riferimento ad enti ed organizzazioni.
I periodi sono perlopiù lunghi e di costruzione ipotattica. La punteggiatura è molto utilizzata ed aiuta a rendere più snello il discorso.
Nonostante i temi siano un po’ ripetitivi, l’autrice si rivela abile nel mantenere viva l’attenzione del lettore utilizzando sempre esempi concreti e, in qualche caso, domande retoriche.
Prevalgono le sequenze descrittive e quelle narrative. Numerose sono le citazioni.
Commenti e giudizi personali:
Nonostante il titolo facesse pensare ad un noioso testo di carattere storico, il contenuto del libro si è rivelato più che interessante.
Ammetto che i capitoli relativi alle numerose riforme scolastiche degli anni passati non abbiano catturato più di tanto la mia attenzione ma, allo stesso tempo, riconosco di aver letto con molto piacere quelli dedicati all’analisi del sistema universitario. Questi ultimi, semplici e concisi, hanno riassunto in maniera magistrale i concetti base dell’“ente università” e mi hanno reso consapevole di come esso si sia evoluto nel corso del tempo.
Di altrettanto rilievo è, a mio parere, la trattazione riguardante la scuola pubblica e la scuola privata. Due facce della stessa medaglia con caratteristiche radicalmente opposte, tutte ben espresse nel testo grazie anche all’uso di dati concreti che ne facilitano la comprensione.
Credo che non dimenticherò mai il discorso di Piero Calamandrei, riportato nelle prime pagine, esempio di orgoglio e interesse nella difesa della Costituzione e della cultura come elemento di fondamento della vita associativa. Semplicemente stupendo.
Nonostante siano molte le note positive, è doveroso sottolineare anche alcuni aspetti secondo me negativi come, ad esempio, l’eccessiva presenza delle personali opinioni politiche dell’autrice. È fin troppo facile intuire che l’ideale politico della scienziata sia di matrice comunista e questo, a mio parere, non è accettabile in un’opera che, disquisendo di scuola, politica e religione, dovrebbe avere un carattere il più scientifico ed oggettivo possibile. Altro punto negativo è l’innumerevole numero di sigle utilizzate senza esplicitarne il significato nel testo, costringendo il lettore a fare di volta in volta riferimento all’appendice per verificarlo.
Concludendo, mi sento di definire questo libro come un must per un ragazzo che frequenta il liceo scientifico e che prevede di intraprendere una carriera universitaria di carattere scientifico. L’attenta lettura mi ha infatti aperto gli occhi sul declino del nostro Paese nei campi della cultura e della ricerca, rendendomi consapevole di quali possano esserne le cause e le soluzioni.
Nel complesso mi reputo soddisfatto da questa esperienza di lettura. Voto: 8/10.
Giovanni Arcudi - 3^I - Liceo Scientifico "L. da Vinci"

Contro Natura
March 16, 2017
È in atto da alcuni anni una vera e propria corsa all'alimentazione "naturale", eppure le nostre idee sul tema non sono così chiare come vogliamo credere. Sempre più spaventati e confusi dai messaggi allarmistici dei media, ci siamo convinti che la "manipolazione" del cibo sia uno dei tanti mali della società odierna, dimenticando che l'intervento umano sulle specie vegetali è antico guanto l'invenzione dell'agricoltura stessa. Siete sicuri che il colore "naturale" delle carote sia l'arancione? O che il riso che comprate sia veramente biologico? E poi: esiste sul serio una patologia chiamata "sensibilità al glutine"? Per rintracciare la storia di ciò che mettiamo oggi nel piatto, e trovare le risposte ai tanti dubbi che ci assillano, gli autori ci guidano in un viaggio nel tempo - attraverso la storia dell'uomo e le storie dei cibi come li conosciamo - e nello spazio - per raccogliere sul campo le prove e le testimonianze di ricercatori e agricoltori. Con piglio appassionato da investigatori e solido rigore scientifico, e senza timore di andare controcorrente, spiegano il vero significato di alcune parole che sentiamo e leggiamo ogni giorno, aiutandoci a scegliere con più consapevolezza.